“Il peso della corruzione sui bilanci pubblici secondo la Corte dei Conti quest’anno si attesta sui 60 miliardi di euro che, se uniti ai 120 dell’evasione fiscale e ai 150 provenienti dal cosiddetto “fatturato» delle mafie”, vedra’ ogni cittadino defraudato ed aggravato annualmente di 5500 euro. Un’emorragia che non si arresta, provocando tagli alle risorse pubbliche, drastica riduzione sui servizi alla persona, aumento del costo della vita (…) La mobilitazione costante, lo scendere in piazza per far sentire in modo nonviolento la propria voce e’ un forte segnale di partecipazione democratica alla vita politica della citta’, da protagonisti, non da succubi degli eventi e delle scelte decisionali altrui. La tentazione di dire: «Io che ci posso fare, tanto, cosi’ fan tutti», genera menefreghismo, immobilismo e silenzio. L’indifferenza, come ci ricorda nel sul libro “Indignez-vous” Stephan Hessel, e’ il peggiore di tutti gli atteggiamenti. Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell’umano, una delle sue qualita’ indispensabili: la capacita’ di indignarsi e l’impegno che ne consegue” (dall’editoriale del settimanale “Riforma” del 7 ottobre 2011 a cura di Giuseppe La Pietra, predicatore laico della chiesa metodista di Parma e referente provinciale di Libera). Alla luce degli scontri avvenuti nel corso della manifestazione degli “indignados” di sabato 15 ottobre a Roma, Giuseppe La Pietra conferma quanto ha scritto di recente su “Riforma”? La risposta e’ affermativa se l’indignazione prelude a un serio impegno senza l’uso della violenza, come ci spiega in questa intervista

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