Tante vicende si incrociano e vengono ricordate in occasione del 20 giugno, la Giornata mondiale del rifugiato.
Un tema che in questi giorni è ed è stato politicamente utilizzato in modo molto ampio.
Diversi capi di governo rivendicano la sacralità dei propri confini, incentivando visioni identitarie, marcando distanza e odio nei confronti dei migranti.
Anche nel nostro paese il tema dello straniero è stato molto dibattuto nell’ultima campagna elettorale e tutt’ora dall’attuale governo.
La recente vicenda della nave Aquarius ha riportato ancora una volta l’attenzione sui paesi europei.
“È giusto che l’Europa, se intende ancora rivendicare i principi presenti anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, si faccia carico dei rifugiati cercando di capire le ragioni per le quali le persone scappano dalla loro terra”, ha affermato il pastore Davide Romano, direttore del Dipartimento nazionale Affari Pubblici e Libertà Religiosa dell’Uicca, l’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno, nell’editoriale sul tema dei diritti e della libertà religiosa.
Il rifugiato è colui che parte da una nazione in cui sono presenti conflitti o forme di discriminazione etnica o religiosa. «Non bisogna dimenticare il senso di umanità», afferma il pastore Romano. «Davanti a una persona siamo posti di fronte al nostro senso di responsabilità. Non possiamo dire “non me ne occupo”».
La condizione dello straniero è molto rispettata anche nella Bibbia. Gesù, nel Vangelo di Matteo al capitolo 25, versetto 35, mentre parla del modo in cui saranno guardati da Dio gli uomini e le donne, dice: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato” .
Chi pensa di poter respingere lo straniero solo perché di religione differente o perché è nato in un altro paese, si guardi bene dal farlo pensando di essere coerente con la Scrittura.

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