Dal 7 all’11 agosto il consiglio internazionale dell’ONG Amnesty International, riunito a Dublino, discute una proposta a favore della decriminalizzazione della prostituzione. Secondo l’ONG, eliminare il reato di prostituzione permetterebbe di introdurre maggiori controlli, proteggere le vittime e difendere piu’ adeguatamente i diritti delle lavoratrici del sesso, che spesso risultano figure invisibili ai margini della societa’, di cui nessuno tende a occuparsi. La proposta di Amnesty International ha scatenato un feroce dibattito. Nelle scorse settimane, numerosi media, organizzazioni non governative e personaggi celebri si sono scagliati contro l’ONG. La prostituzione, secondo gli oppositori della proposta, non puo’ mai essere una libera scelta e – in quanto forma di sfruttamento – non deve essere legalizzata e regolamentata (da The Post Internazionale, “E’ arrivata l’ora di legalizzare la prostituzione?”, articolo di Lorena Cotza del 10-08-2015). In questo numero de “Le stelle del cuore”, su questo argomento abbiamo sentito il parere di Adelina e di Giovanni Ramonda, responsabile generale dell’associazione “Comunita’ Papa Giovanni XXIII” che in un recente comunicato ha invitato Amnesty International a rivedere la presa di posizione sulla prostituzione in discussione a Dublino.
Di seguito la lettera aperta di Adelina ad Amnesty International:

“Salve mi chiamo Alma Sejdini, ma ormai ho assunto il nome di Adelina, e’ il mio nome di battaglia contro il racket. Ho letto la proposta di Amnesty International e mi e’ subito scivolata una lacrima dagli occhi. Io che piango mentre leggo la proposta di depenalizzare gli sfruttatori, i proprietari di bordelli e i compratori di sesso sono una donna che ha subito sequestri, violenze e torture e ho cicatrici che tutt’oggi porto sul mio corpo, ancora oggi ho questi segni che mi ricordano sempre quello che ho vissuto. Per questo vi chiedo, vi supplico, non appoggiate la legalizzazione della prostituzione, non macchiatevi di un crimine cosi’ grande, ma piuttosto chiedete che siano date vere opportunita’ alle donne che sono sfuggite alla violenza della prostituzione, opportunita’ dignitose, un aiuto concreto a chi si ribella al racket come ho fatto io: grazie alla mia denuncia sono state arrestate 40 persone e tutte condannate dai 15 ai 20 anni. Confesso che solo la polizia mi ha aiutata dandomi affetto e fiducia, ma a livello di opportunita’ non ho ricevuto nessun tipo di aiuto, quello che ci vuole veramente sono, ripeto, opportunita’ vere e dignitose come prima cosa fondamentale. Non dimenticatevi poi che il racket prende in ostaggio i familiari delle donne nei loro paesi di origine ed e’ cosi’ che la vittima di tratta non si ribella e si prostituisce per paura che amazzino un familiare. Se voi diventate sostenitori della legalizzazione della prostituzione nel mondo, quelle donne in silenzio pagheranno le tasse allo Stato e ai proprietari di bordelli che le sfruttano e al racket daranno il resto perche’ hanno paura di ribellarsi. In Germania dove la prostituzione e’ legalizzata la tratta e’ ormai diventata invisibile, le donne non denunciano e la polizia non puo’ intervenire. Dico un forte no a qualsiasi proposta di legalizzazione della prostituzione e alla depenalizzazione degli sfruttatori.

Il linguaggio che usate per descriverci e’ un’offesa che non possiamo accettare: le donne in strada non sono lavoratrici del sesso, sex workers, ma sono donne schiavizzate! Non ho mai incontrato una donna che si prostituisse per scelta in tutti gli anni che sono stata prostituita!

Perciò io vi chiedo in Nome di Dio di fermare questa proposta orribile, vi chiedo di ascoltarmi insieme alle altre vittime di tratta, voglio portarvi la mia testimonianza, difendete i nostri diritti umani che sono stati calpestati, non quelli di chi ci ha fatto violenza!”

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